Un’opportunità per il futuro del Sistema Sanitario Nazionale
La Telemedicina, nelle sue differenti forme, in Italia è da anni inserita all’interno dell’agenda della Sanità Pubblica, ma stenta ad imporsi realmente nel nostro Paese. Varie sono le ragioni che stanno dietro a questo ritardo, una fra tutte è sicuramente la mancanza di una base normativa a cui fare riferimento. Il settore della Telemedicina è infatti confuso e lacunoso in termini di responsabilità e di rimborsi. Molte delle esperienze attualmente in atto non sono rimborsabili, eccezion fatta per il caso del monitoraggio remoto in Veneto (01).
In un’Italia che invecchia ad un ritmo molto più rapido degli altri Paesi dell’Unione Europea e che si trova a dover gestire numeri sempre più elevati di pazienti cronici, la Telemedicina consentirebbe agli operatori sanitari di farsi carico di più pazienti, risparmiando sul piano economico e umano. Dobbiamo sottolineare poi, che all’invecchiamento della popolazione si aggiunge anche un assottigliamento progressivo delle risorse economiche destinate alla Sanità Pubblica, oltre che ad un previsto calo dei medici di base e specialisti.
Queste premesse sono valide per tutti i settori della SSN, tra cui troviamo anche la cardiologia. La telecardiologia è attualmente uno dei servizi di monitoraggio a distanza più diffuso nel Paese. Si concretizza soprattutto nel monitoraggio elettrocardiografico, la sua refertazione e la gestione di patologie aritmiche. Una tra le prime strutture italiane ad adottare la telecardiologia è stato il Centro Cardiologico Monzino di Milano, circa 19 anni fa. Oltre a questa esperienza ne sono nate poi altre su tutto il territorio nazionale, come ad esempio il Progetto Telemaco avviato nella Cardiochirugia dell’Ospedale di Padova. Questa progettualità ha come scopo quello di monitorare in remoto l’ECG e i parametri vitali di pazienti designati.
La Telecardiologia – la realtà del Monzino
Il servizio di telecardiologia è iniziato al Monzino nel 2000 e, stando alle parole del del prof. Polva responsabile della Telemedicina Cardiovascolare dell’ospedale milanese, nel corso di questi anni il servizio si è differenziato in vari ambiti. Il professore spiega come nel corso degli anni abbiano monitorato circa 2.300 pazienti, nel loro periodo di riabilitazione post intervento cardiovascolare. Inoltre, nell’Unità di Elettrosifiologia della struttura lombarda, sono seguiti molti pazienti con aritmie cardiache , che con la telecardiologia possono monitorare i loro fenomeni aritmici nell’arco delle 24 ore. Utilizzando degli Holter, o altri dispositivi di monitoraggio remoto, il paziente può essere monitorato fino a circa 120 giorni.
Tutti i tracciati ECG sono inviati ad una centrale operativa dove, in caso di un evento cardiaco significativo, il paziente viene contattato per accertarsi delle sue condizioni. Può essere anche il paziente stesso che decide di registrare manualmente e poi inviare un tracciato ECG affinchè venga analizzato. Grazie alla telecardiologia il Monzino ha ridotto del 23% gli accessi inutili all’ospedale ed il paziente è sicuro di essere monitorato continuamente.
Il risvolto economico
Il servizio di Telecardiologia, e di Telemedicina in generale, è utile non solo al paziente, ma anche alle stesse strutture ospedaliere. Con un investimento importante, ma non eccessivo, si possono risparmiare risorse economiche non indifferenti, oltre che evitare uno sfruttamento eccessivo del capitale umano. Servizi di questo tipo collaborano con le cooperative di medici di medicina generale, che possono seguire meglio i loro assistiti. Secondo il prof. Polvani “perchè un servizio di questo tipo funzioni bene occorre avere prima le idee chiare rispetto al percorso terapeutico e poi scegliere i device migliori per quel percorso”. Bisogna quindi evitare di procedere anteponendo la scelta dei dispositivi e dei software, alla pianificazione del piano terapeutico. Una considerazione da non sottovalutare che, sempre secondo Polvani, potrebbe ridurre sensibilmente l’efficienza del servizio.
Monitoraggio remoto al Policlinico San Donato
Un altro caso meritevole di attenzione è quello del Policlinico San Donato di Milano, dove è attivo il servizio di monitoraggio da remoto dei pazienti con dispositivi cardiaci impiantabili. Con le parole dell’ingegner Chiarella “il servizio è seguito dall’Unità Operativa di Aritmologia ed Elettrofisiologia Cardiaca, guidata dal prof. Pappone”. Il monitoraggio include circa 4.000 pazienti che portano dispositivi cardiaci impiantabili ed è seguito da un team composto da aritmologi e tecnici specializzati in elettrofisiologia. Utilizzando questo servizio, i professionisti sanitari possono accedere quotidianamente alle rilevazioni dei parametri vitali dei propri pazienti, fornendo una risposta adeguata e tempestiva in caso di aritmie rilevanti. Importante sottolineare che il servizio di telecardiologia dell’Ospedale San Donato non è da considerarsi emergenziale, anche se può certamente essere utile per dare istruzioni al paziente di rivolgersi al Pronto Soccorso.
La Telecardiologia – Risorsa per l’Italia del domani
In un nostro precedente post (qui l’articolo) abbiamo illustrato il rapporto tra la Sanità digitale e il territorio italiano, sottolineando come il progresso tecnologico stia influenzando il rapporto tra i cittadini e le strutture ospedaliere. Le esperienze che abbiamo citato sopra, assieme alle altre realtà attive a livello regionale, non fanno che confermare come la Telecadiologia possa migliorare la cura e la gestione dei pazienti, soprattutto quelli anziani o cronici. Risulta evidente come la Telemedicina sia lo strumento più adatto per una migliore allocazione delle risorse economiche e del personale sanitario, andando a rimuovere quelle voci di spesa frutto di sprechi o di una gestione complicata dei pazienti.
Fonte: B. Arieti, 2019, Telecardiologia. Un potenziale poco sfruttato, Tecnica Ospedaliera – dicembre 2019